Villagrande Strisaili ha un nuovo centenario.

Zio Guido Lepori, abitante del comune montano al centro della “Blue Zone”, ha infatti spento oggi le agognate cento candeline.

«L’intera comunità Villagrandese rivolge i suoi più affettuosi auguri a Zio Guido Lepori per aver raggiunto l’ambito traguardo dei 100 anni», si legge in un post del comune ogliastrino.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

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Il sindaci di Cagliari e Tortolì, smentiscono la notizia della chiusura della Fiera a seguito della morte di una ragazza di 14 anni, che avrebbe perso la vita nel sonno, ieri notte, dopo aver eseguito il vaccino.

Dalla fake news circolata sui social e sulle principali applicazioni di messaggistica istantanea, la ragazza sarebbe stata originaria di Tortolì e la dose di vaccino le sarebbe stata inoculata a Cagliari.

Afferma il primo cittadino cagliaritano, Paolo Truzzu: “L’Hub della Fiera di Cagliari è pienamente operativo. Non so chi ci stia provando, ma confermo che questa sera si terrà regolarmente l’open night alla Fiera e chiunque dalle 20 alle 24 potrà vaccinarsi senza prenotazione”.

“Ho sentito il collega Massimo Cannas, sindaco di Tortolì. Non risulta alcun decesso di ragazzini in città. Basta Fake News”, conclude il sindaco.

Questo il messaggio del sindaco tortoliese, Massimo Cannas: “Sta circolando in queste ore su Facebook e su alcune chat una notizia che al momento non trova nessun fondamento riguardo la presunta morte di una ragazzina originaria di Tortolì, dopo che avrebbe effettuato il vaccino a Cagliari e di cui domani si terrebbero i funerali nel nostro paese.
Dalle verifiche effettuate dal nostro Comune con i vari organi competenti e per le informazioni in nostro possesso tutto ciò non corrisponde a verità.

Il due sindaci pongono così fine alla “bufala”,  girata con insistenza proprio nel giorno dell’open night di Cagliari dedicato ai giovanissimi.

L’articolo La smentita dei sindaci Cannas e Truzzu: “Morte di una ragazzina di Tortolì vaccinata a Cagliari è una bufala” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Oggi parliamo della Donnola Sarda (Mustela Nivalis Boccamela): sarebbe stata introdotta in tempi antichi dall’uomo e si distingue per le dimensioni maggiori rispetto alla specie che vive nel resto d’Europa.

Animale dotato di un aspetto elegante, ha un corpo slanciato con una piccola testa, il muso sottile, occhi grandi e orecchie tondeggianti. Ben distinti il collo e il tronco rispetto alla testa, possiede una lunga coda.

La pelliccia è marrone scuro ad eccezione del ventre di colore bianco, le zampe sono corte e dotate di unghie affilate.

La donnola è il carnivoro più piccolo presente sulla Terra, un formidabile predatore che si ciba sia di piccoli roditori, anfibi, rettili, insetti e piccoli uccelli, che di animali più grandi come lepri, conigli e pollame.

Ha una vista eccezionale, un olfatto sviluppato e un udito sensibilissimo, doti che ne esaltano l’istinto predatorio. Quando la donnola riesce ad entrare all’interno di un pollaio fa strage di animali creando molti danni al malcapitato allevatore.

La donnola è un animale solitario, predilige le ore notturne per cacciare, tende a riunirsi in gruppo solo durante il periodo riproduttivo.

È un animale molto territoriale, utilizza un secreto prodotto dalle ghiandole perianali per delimitare il suo territorio – il maschio si accaparra solitamente di uno spazio più ampio di quello della femmina.

La gestazione della specie dura tra le 5-7 settimane, dopo la quale nascono dai 3 ai 7 piccoli, allevati dalla madre che gli protegge e allatta fino alle 7 settimane in rifugi nascosti e sicuri.

Sempre la femmina insegna ai piccoli a procacciare il cibo, e una volta in grado di alimentarsi in maniera autonoma li lascia vivere da soli.

Vive in tutte le zone della Sardegna, dalle montagne alle pianure, nelle zone boscose e in quelle antropizzate.

Non è una specie in via di estinzione, alcune volte viene confusa con la martora, che risulta assai più grande e differente nell’aspetto.

Il nome sardo della donnola è differente nelle varie zone: jana’ e muru, annaemèle, bucamèli, tana ‘e muru.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Avete mai sentito dagli anziani parlare di “Cani ‘e Lepuri” o “Cani Curridori”? Se non vi è mai successo o non vi siete mai posti la domanda a quale tipologia di razza canina si riferissero, ora lo scoprirete.

Da tempi antichissimi nell’Isola è presente il Levriero Sardo, una tipologia di cane dalle eccezionali doti fisiche e dalla notevole resistenza. Un levriero di media dimensione di circa 60-70 cm al garrese e dal peso dai 15 ai 25 kg.

Possiede una muscolatura asciutta e molto definita, un cranio dalle dimensioni ridotte rispetto al muso lungo quasi il doppio, con occhi e naso molto prominenti. La dentatura è imponente con dei canini molto sviluppati. Il pelo è raso oppure corto, con tonalità prevalentemente di colore sabbia, ma che varia dal bianco, nero, pezzato e tigrato.

Questo splendido cane autoctono millenario deriva da un lungo processo di selezione che lo ha fatto divenire una razza perfetta per la caccia, indispensabile per le epoche antiche.

La sua origine è misteriosa, anche se alcuni hanno ipotizzato sia stata introdotta dai Fenici. Tesi questa alquanto priva di fondamento, perché sembrerebbe il cane rappresentato in alcuni bronzetti nuragici in scene di caccia.

Questa disputa coinvolge il Levriero Sardo con un’altra antica razza autoctona, il Dogo Sardo o Sardesco, una tipologia di molosso, con il quale condivide il fatto di non essere una tipologia riconosciuta dalla F.C.I. (Fédération cynologique internationale).

L’unica razza canina sarda riconosciuta dall’ente internazionale nel 2013 è il Cane Fonnese, del quale parleremo in futuro insieme al Dogo Sardo.

Per quanto riguarda il Levriero Sardo, si è avviato già da una decina d’anni una tutela da vari allevatori e appassionati di questa tipologia di cane, per porre un freno all’estinzione di questo antico compagno a quattro zampe dell’uomo.

Dal carattere molto docile e affettuoso, conserva un’indole molto indipendente e una sensibilità da cacciatore assai forte.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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In data odierna, su un totale di 11 incendi occorsi sul territorio regionale, si segnalano 2 incendi, per lo spegnimento dei quali il Corpo forestale ha utilizzato, oltre alle squadre a terra del sistema regionale antincendio, anche mezzi aerei:

1 – Incendio in agro del Comune di SERRAMANNA località “FATTORIA SALV. E PINNA”, il cui spegnimento è stato coordinato dal personale del GAUF di Cagliari, da quello delle Stazioni del Corpo Forestale di Sanluri e di Villacidro, coadiuvate dal personale elitrasportato a bordo dell’elicottero proveniente dalla base operativa del CFVA di Marganai. Sono intervenute: una squadra dell’Agenzia Forestas del cantiere di Monastir-Santa Lucia, due squadre delle Compagnie barracellari di Serramanna e Samassi, una squadra dei VVF e da una squadra di volontari dell’associazione NOVA Orsa di Assemini.
L’incendio ha percorso una superficie di circa 7000 metri quadri di seminativi e di aree incolte. Le operazioni di spegnimento si sono concluse alle ore 12:00.

2 – Incendio in agro del Comune di TIANA località “TORROSAI”, il cui spegnimento è stato coordinato dal personale delle Stazioni del Corpo Forestale di Tonara e di Sorgono, coadiuvate dal personale elitrasportato a bordo degli elicotteri provenienti dalle basi operative del CFVA di Farcana, Sorgono, Lanusei e Fenosu (Super Puma). Sono intervenute: una squadra dell’Agenzia Forestas del cantiere di Tonara-Mugianeddu, una squadra dei VVF di Sorgono e da una squadra di volontari dell’associazione S’Alasi di Tonara. L’incendio ha percorso una superficie di circa 5000 metri quadri di bosco di latifoglie. Le operazioni di spegnimento si sono concluse alle ore 16:00.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Intorno al 1720 a Lanusei, i Frati Francescani fondarono il Convento intitolato a San Daniele.

Questo in seguito fu trasformato in carcere giudiziario nel 1870, con i religiosi che si trasferirono a Fonni. Durante i centocinquant’anni  dell’uso religioso della struttura, sarebbe avvenuto un fatto tragico con protagonista un frate che vi risiedeva.

Si racconta di un francescano che durante una notte si dovette recare da Lanusei a Gairo per assistere gli abitanti colpiti da una grave epidemia. A richiedere la presenza del frate sarebbe stato Don Raimondo Mameli – parente di Goffredo, l’autore dell’Inno d’Italia -.

Il frate non arrivò mai a Gairo. Precipitò in un dirupo, mentre percorreva un sentiero scosceso del Monte Tricoli.

Il cadavere fu ritrovato sfracellato a valle e la vicenda – non accertata storicamente – colpì emotivamente la popolazione della zona.

Tanto da restare impressa nella toponomastica del luogo della sciagura. Da allora la zona fu denominata in “Limba”: “Sa Scala de su para”.

 

Questo racconto è riportato anche nel libro di Angelino Usai: “L’Ogliastra” del 1957.

L’articolo Leggende ogliastrine. “Sa scala de su para”: l’orribile sciagura del frate che si recò da Lanusei a Gairo proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Secondo le credenze popolari sarde di un tempo il paffuto e candido pennuto chiamato in “Limba” “sa stria” (barbagianni) sarebbe stato presagio di morte.

Questo però a determinate condizioni: quando fosse passato sopra la testa di una persona emettendo il proprio verso, oppure quando avrebbe volteggiato più volte su una casa.

Per evitare l’influsso malefico del rapace notturno, le persone, appena sentito il grido dell’animale, avrebbero dovuto correre a trovare un riparo.

Inoltre in alcune parti dell’Isola si pensava che l’ombra dell’animale fosse causa di malattie.

Anche le donne brutte e cattive in senso figurativo venivano chiamate con il poco lusinghiero appellativo di “stria”.

Eppure il barbagianni ha un ruolo fondamentale per l’agricoltura e nella storia dell’arte ha ispirato vari artisti.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Volgono al termine i lavori di manutenzione straordinaria dell’edificio di via Dei Cavalieri a S. Maria Navarrese che ospita la scuola primaria e secondaria. Sono stati realizzati una serie di interventi che rendono la scuola più sicura e accogliente.

Si è realizzata la nuova pavimentazione della rampa d’ingresso, in sostituzione della precedente, scivolosa in occasione di giornate piovose. Sempre in prossimità dell’ingresso principale sono stati sostituiti i pluviali che risultavano danneggiati.

E’ stata realizzata l’impermeabilizzazione di tutta la copertura della palestra, avendo particolare attenzione ai punti di raccordo con il fabbricato scolastico. Alcuni piccoli interventi sono stati realizzati nel cortile esterno, per rendere più sicura la pausa della ricreazione.

Grazie alle rilevazioni termografiche svolte durante le prove sulle strutture, si è potuto intervenire all’intradosso di alcune parti dei solai, dove si è evidenziata la cattiva aderenza dell’intonaco in zone con presenza di umidità. In queste zone si è proceduto con la spicconatura dell’intonaco e il suo rifacimento.

E’ stata tinteggiata la facciata verso la via Dei cavalieri e fatto un restyling del locale auditorium. Sono stati realizzati importanti interventi sull’ascensore in modo da poterlo rendere utilizzabile.

In questi giorni si stanno completando gli interventi necessari all’adeguamento delle strutture a seguito della verifica di vulnerabilità sismica che porterà al collaudo statico. Alcuni piccoli interventi sugli impianti permetteranno un migliore e più razionale utilizzo.

La scuola è quasi pronta per accogliere in sicurezza i bambini e i ragazzi al rientro dalle vacanze estive.

L’articolo Baunei, volgono al termine i lavori di manutenzione della scuola primaria e secondaria proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News La Redazione

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In Sardegna si registrano oggi 283 ulteriori casi confermati di positività al COVID, sulla base di 2608 persone testate. Sono stati processati in totale, fra molecolari e antigenici, 3230 test.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 21 (+1  rispetto a ieri). I pazienti ricoverati in area medica sono 237 (3 in meno rispetto a ieri).

7782 sono i casi di isolamento domiciliare (+54 rispetto a ieri).

Si registra 1 decesso di una donna di 82 anni residente nella Città Metropolitana di Cagliari.

L’articolo Covid in Sardegna, i dati di oggi: 283 nuovi casi e salgono i pazienti in intensiva proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News La Redazione

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Spesso la memoria storica dei piccoli paesi è riconoscibile in singoli individui, veterani della cosa pubblica, appassionati delle tradizioni, innovatori ricchi di idee e persone che “vivono” i luoghi. Per quanto riguarda Lanusei, tutte queste caratteristiche sono riscontrabili nel signor Giorgio Micheli.

Un uomo colto e conoscitore del territorio, che in questa intervista, fatta fra le mura domestiche ricche di tantissima arte e oggetti riconducibili al passato dell’Ogliastra, comprenderemo meglio dando a tutti la possibilità di abbeverarsi da questa brillante fonte di conoscenza vivente.

 

 

 

Partiamo dal principio: lei è a tutti gli effetti un lanuseino e un ogliastrino, però non è nato qui. Ci racconti un po’ del come e perché è capitato in Sardegna.

Mio nonno, Alemanno Nannini, nei primi anni ’30 del Novecento decise di migrare dalla Toscana alla Sardegna per motivi legati al suo lavoro. Infatti era un giramondo e aveva incassato l’interesse di una importante ditta tedesca che voleva acquisire gli abbozzi fatti da una materia prima che ha segnato poi il percorso della mia famiglia, la radica di erica sarda. Questa non è altro che un arbusto che si presenta con tante fibre legnose che risultano contorte e che può essere asportato dalla pianta per poi essere lavorato. Già nel 1880, in una Lanusei che viveva un periodo di intense trasformazioni, c’era una segheria atta alla fabbricazione dei cosiddetti abbozzi per pipe. Purtroppo, all’epoca questo tipo di lavoro non era usuale per una popolazione dedita prevalentemente ai lavori del mondo rurale e composta in maggioranza da pastori e contadini. Per questo motivo le segherie del tempo cercavano manodopera dalla penisola e non furono pochi quelli che risposero alla chiamata. Fra questi mio nonno, considerato un “pioniere della fabbrica di pipe in radica”. Io sono nato a Grosseto nel 1929 e mi sono trasferito qui nel 1932, dove ho vissuto costantemente esclusa una parentesi nel periodo bellico durante la quale ho vissuto fra Sassari, Nuoro e Olbia. Qui mi sono sposato con Tonina nel 1949 e abbiamo avuto sei figli e una vita bella.

Ci dica di più riguardo al lavoro: dove procurava la radica? Può descriverci qualche passaggio della lavorazione?

La pipa come oggetto ha preso valore al tempo dei cercatori d’oro, i raccoglitori di caffè, i cacciatori di pellicce. Erano uomini che per via del loro lavoro dovevano stare isolati in zone impervie per lunghi periodi, a volte anche più di sei mesi e guai che mancassero una dozzina di pipe. Potete immaginare un mercato abbastanza vasto che è perdurato nei decenni seguenti a quei tempi. Al tempo delle prime segherie era davvero complicato far capire ai contadini che la radica e quindi le pipe, potevano essere delle importanti risorse economiche. C’era tanta domanda e si poteva lavorare bene dato che la Sardegna forniva radica di qualità al mondo intero, cosa che oggi è impossibile non essendoci più il mercato di una volta. Infatti, era rinomato il cosiddetto “Ciocco Sardo” il quale qualsiasi azienda del settore avrà sicuramente trattato nel passato. Alla fine dell’Ottocento a Lanusei venne costruita la stazione dei treni e la ferrovia era diventato un importantissimo mezzo di trasporto. Per questo motivo il nostro laboratorio era adiacente alla stazione, nell’area in cui attualmente troviamo l’ospedale Nostra Signora della Mercede, in modo da poter sia ricevere la materia prima, che spedire questa una volta elaborata in abbozzi verso Arbatax e i velieri che l’avrebbero trasportata fuori dall’isola. Recuperavamo i ciocchi di erica arborea da tutta l’Ogliastra, con carri a buoi che giungevano fin da Talana e Villagrande Strisaili e un treno merci che circa ogni 15 giorni o su esplicita richiesta faceva una fermata per far riempire uno dei vagoni di materia prima. C’è stato un periodo in cui trattavamo fino a settemila quintali di radica in un anno, esportando il prodotto in Germania, Gran Bretagna, Olanda e il Canada.

Avete lavorato tanto e avuto contratti e collaborazioni anche con realtà importanti del settore. Com’è cambiata questa attività nel tempo?

Sì ad esempio con la ditta Savinelli, ma anche la ditta tedesca che fece la convenzione con mio nonno non era da meno. Veniva riconosciuto il nostro lavoro, che era duro e parecchio da svolgere tant’è che ci sono stati periodi in cui lavoravamo in turni massacranti anche di dodici ore, alternandoci perfino di notte pur di soddisfare la domanda. La verità è che eravamo bravi e lavoravamo dei prodotti di qualità. Ricordo ancora che nei dépliant che inserivamo nella scatola contente la pipa c’era scritto “Pipa costruita con radica dei migliori boschi secolari della Sardegna”.  Dopo aver studiato ho cominciato con questo lavoro a 15 anni, imparando e faticando moltissimo. A un certo punto fra il 1971-1972, ci fu la crisi della radica dovuta al fatto che i grossi industriali potevano reperirla più facilmente a minor costo dal basso Mediterraneo. Dei prezzi cosi stracciati ci mettevano in chiara difficoltà. Così io ho lavorato nell’industria della radica fino al 1971, continuando poi a realizzare le Pipe Ogliastra.

È cosa nota che una delle sue pipe sia stata in possesso di un grande personaggio storico.

Nel 1982 decisi di inviare una pipa all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini e Luciano Lama, noto ex segretario della CGIL. Ovviamente non è stato facile farla arrivare al Presidente, dovendo affrontare giustamente mille controlli di sicurezza. Ma una volta arrivata a destinazione, il Presidente Pertini si preoccupò addirittura di mettersi in contatto con me via telefono. È stato molto piacevole e durante questo scambio telefonico mi chiese tanto di Lanusei, promettendo di imparare di più al riguardo di un paese sardo che non conosceva. Si diceva che la pipa in questione fu quella usata dal Presidente durante i Mondiali di Calcio in Spagna dello stesso anno.

Lei abita a Lanusei da una vita ed è riconosciuto come persona che ha dato tanto al paese sotto vari aspetti. Prima di parlare di cosa ha fatto nel tempo, ha un ricordo che vuole regalare ai nostri lettori?

Una cosa bellissima di Lanusei è sempre stato l’oratorio dei Salesiani, una realtà che al paese ha fatto tanto bene e segnato questo comune nell’anima. Ci sarebbero tantissime cose da dire e raccontare ma mi è rimasto impresso un gioco! Si chiamava il “passo volante” e non era altro che un palo di castagno piantato nel terreno alla cui apice veniva posta una girella con sei catene alle quali erano attaccati una specie di seggiolini. Noi lo usavamo ogni volta che potevamo e c’erano i bambini più grandi che riuscivano sempre a ritagliarsi la fetta migliore e usare il gioco più tempo. Ma a controllare il gioco c’era anche Don Usai, direttore dell’oratorio che all’epoca, quando io ero un ragazzino, aveva probabilmente già quarant’anni. Questi nei pomeriggi liberi si piazzava nel cortile in cui giocavamo con il passo volante, facendoci rispettare rigorosamente dei turni, quattro alla volta per cinque minuti sul gioco, ripetendo ogni volta una frase in sardo “Cuatru chi ant acabau s’ollu ‘e porcu”. Questa era la funzione importante dei Salesiani, educatori dei bambini scalzi e poveri che ci insegnavano anche a condividere le cose che avevamo.

Come detto poco fa, lei ha lavorato a tanti progetti tuttora presenti e funzionanti a Lanusei, fra queste le attività della Pro Loco. 

Sono stato quarant’anni in Pro Loco di cui trenta da presidente. Questa venne fondata dal padre di Siro Anedda e il signor Manca, un guardafili del tempo, che in collaborazione con il giurista Anselmo Contu, sardista e primo Presidente del Consiglio regionale della Sardegna, riuscirono a far costruire lo stabile in cui ha sede ancora oggi. Quando presi le redini della Pro Loco, ricordo che mi venne dato in mano l’unico bene di cui disponeva, ovvero un quaderno per la contabilità e la somma di 500 lire. Risorse che dovevamo farci bastare. Così nei primi anni ’80 sviluppammo l’idea di una sagra nuova, che andava in qualche modo a sostituire la sagra e le feste della vendemmia alle quali avevo assistito negli anni ’30. La natura ci offriva un buon prodotto, le nostre ciliegie, che permettendoci di avere una varietà non di poco conto ci diede la spinta per la prima edizione della Sagra delle Ciliegie, evento che negli anni è cresciuto diventando la Fiera che oggi tutta la Sardegna conosce. Oggi le Pro Loco lavorano con difficoltà come tutte le associazioni, ma è bello vedere che c’è chi ancora si spende per il proprio paese. Altro risultato a cui tengo tanto è il tiro a piattello nei pressi di Tricoli, ancora oggi funzionante dal 1972 e frequentato da tanti appassionati. Un luogo che ha permesso di ridurre le ostilità spesso dettate dai complicati rapporti fra cacciatori e ha creato maggiore socialità sia a Lanusei che i paesi nei dintorni. Inoltre, essendo per l’appunto un cacciatore e appassionato di arte venatoria, ho scritto qualche racconto proprio sulla caccia, i boschi e i cacciatori solitari.

Fra le tante esperienze che ha fatto mi risulta anche un’esperienza come amministratore in Comune, ci dica qualcosa in merito. Inoltre, ha un messaggio per i giovani che leggeranno questa intervista?

Sono stato consigliere comunale durante un mandato del sindaco Paolo Cabras negli anni ’70. È stata un’esperienza interessante ma dopo varie vicende complicate della politica ho deciso di non ripresentarmi agli elettori e di occuparmi del bene del mio paese attraverso altri canali, cosa che ho sempre fatto. È bello sapere che ci sono ancora giovani che si dedicano al proprio paese e che lo curano come si deve, anche in periodi difficili come questo in cui spesso manca il lavoro e c’è tanta incertezza. Per questo lodo sempre le iniziative che provengono dal mondo dell’associazionismo e dalle persone che credono in un posto bellissimo come Lanusei e un territorio unico come l’Ogliastra.

 

 

L’articolo Intervista a Giorgio Micheli, celebre artigiano re della pipa in radica e memoria storica lanuseina proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Nadir Congiu

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