Una visita d’eccezione c’è stata ieri sera a Bitti negli spazi del Cinema Ariston dove dallo scorso 8 aprile è allestita la mostra “Frida Kahlo – Viva la Vita”. A varcare le porte dell’esposizione multimediale dedicata alla straordinaria artista centro americana è stato l’Ambasciatore degli Stati Uniti Messicani in Italia, Carlos Garcia de Alba Zepeda, accompagnato dalla moglie, dal figlio e dal Console onorario per la Sardegna, Renato Chiesa.

Ad accogliere i visitatori il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini, l’assessore del Turismo, Christian Farina, e le operatrici della cooperativa Istelai che curano l’iniziativa e guidano i turisti nell’immersione artistica.

Il diplomatico. “Prima volta a Bitti e impressione notevole”. Ha esordito in questo modo l’Ambasciatore degli Stati Uniti Messicani appena conclusa la visita. “Faccio i complimenti alle autorità, ai curatori e a tutti coloro che hanno fatto il possibile per questa bellissima mostra. Sono veramente impressionato. Per essere un paese così piccolo, vedere questa mostra di Frida Kahlo, così ben messa e supportata concettualmente, artisticamente e tecnologicamente, mi tolgo il cappello. Complimenti. Veramente una bella mostra. Oggi il Messico è molto più vicino alla Sardegna”, ha concluso il diplomatico.

Il sindaco. “È stato un vero onore aver ospitato a Bitti l’ambasciatore del Messico che ha deciso di raggiungere il nostro paese in una delle poche tappe della sua trasferta di lavoro in Sardegna”. Così il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini, che ha aggiunto: “Con la visita di oggi, la cultura si conferma ancora una volta elemento di condivisione attraverso cui rendere più vicini mondi e popoli geograficamente lontani”.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Il Complesso della Cattedrale romanica di San Pantelaeo è una delle più importanti chiese medievali della Sardegna e si trova nel centro storico di Dolianova, una cittadina situata a circa 20 km da Cagliari. Grazie alla sua posizione geografica, la città è nota per la sua attività agricola.

La cattedrale, che è stata un luogo di culto fin dall’epoca paleocristiana, è stata costruita in tre fasi tra il XII e il XIII secolo. La sua costruzione è stata completata tra il 1261 e il 1289 dalle stesse maestranze che lavoravano alla chiesa di Santa Maria di Bonarcado. L’edificio è stato realizzato in pietra arenaria in stile romanico con alcuni elementi gotici e presenta decori floreali, geometrici, antropomorfi e mitologici. L’ingresso principale è caratterizzato da un marmo inciso con serpenti.

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All’interno della cattedrale, che ha tre navate, si possono ammirare gli affreschi medievali nell’abside, tra cui uno rappresentante “l’Albero della Vita”, e sul fianco il “Retablo di San Pantaleo”.

Questi affreschi, considerati delle vere e proprie opere d’arte, sono stati realizzati tra la fine del XV secolo e i primi del XVI secolo.

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Il Coro di Arbatax, sotto la guida della direttrice Luisa Balzano, ha avuto il piacere di essere ospite nella splendida Val di Susa lo scorso fine settimana. La ragione della visita è stata l’anno di compleanno del Coro Policromoe di Giaglione, che ha compiuto il suo decimo anniversario. Il coro ogliastrino si è esibito di fronte ad un pubblico numeroso e caloroso nella Cattedrale di San Giusto, ricevendo grandi applausi per la sua esibizione.

L’esibizione non si è limitata ai pezzi esistenti nel repertorio del coro di Arbatax: infatti, il gruppo ha reso omaggio al Tenente della Regia Aeronautica di Ulassai, Cesare Lai, eseguendo anche una serie di canti sardi appositamente scelti per l’occasione.

Cesare Lai è stato un pilota di aerei che ha compiuto un gesto eroico durante un volo di addestramento nel 1933. In quel tragico incidente, a causa di un guasto all’aereo, Lai preferì schiantarsi piuttosto che investire su un gruppo di bambini che giocavano in una radura a Santa Chiara. Il sacrificio coraggioso del Tenente Lai gli costò la vita, ma la sua memoria e il suo eroismo continua ad essere venerato e celebrato dagli abitanti di Ulassai e della Sardegna fino ad oggi. Il coro di Arbatax, attraverso la sua performance, ha reso omaggio ad una figura simbolica della loro comunità, mettendo in evidenza l’importanza della memoria e la cultura tradizionale.

IL VIDEO

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Luca Cantarelli, cresciuto a Tortolì, si è trasferito a Milano nel 2012, dove attualmente vive e lavora. Fin da giovane, Luca ha coltivato la sua creatività e durante gli studi universitari a Cagliari, ha scoperto la sua passione per il design attraverso la pittura, sviluppando un personale linguaggio espressivo influenzato dal mondo dei fumetti e delle subculture giovanili.

Dopo la laurea in Scienze Giuridiche, il giovane tortoliese ha deciso di proseguire la sua carriera nel campo del fashion design, lavorando presso uno dei brand più importanti delle sfilate di Milano. Successivamente, si è dedicato all’alta gioielleria, contribuendo al restyling di un famoso brand milanese di gioielli.

Durante il lockdown del 2020, ha pianificato la sua prima collezione di gioielli in argento e pietre naturali con il suo nome, capace di contaminare la tradizione orafa Made in Italy con influenze provenienti dallo street style e dallo sportswear contemporaneo del suo stile personale. Il design innovativo di Luca si ispira alle nuove generazioni e si distingue per l’originalità autentica che traduce l’abilità artigianale della gioielleria fatta a mano in un’estetica in grado di catturare il gusto delle persone.

Oggi torna alla ribalta con una nuova capsule collection, dedicata ai segni del tempo, che ci insegna ad essere fieri di noi stessi e di tutto ciò che ci definisce come persone. Questa collezione genderless è composta da cinque pezzi, tra orecchini, pendenti e anelli chevalier, caratterizzati da un design unico nel quale gli elementi distintivi del brand trovano nuova forma. Argento 925, smalti colorati e pietre naturali si combinano in modo equilibrato e armonioso, creando giochi di volumi e linee rigorosi ma allo stesso tempo spontanei.

La campagna pubblicitaria si basa su fotografie scattate tra un gruppo di amici del designer, dai quaranta ai settant’anni, e rafforza il significato della collezione, mostrando la gioia e la fierezza di essere se stessi, sempre e comunque.

 

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Giuseppe Puncioni, 43 anni di Tortolì, è sposato con Anna Piras e ha tre figli. Dopo il lavoro, i suoi impegni sono quelli legati alla direzione del Coro Parrocchiale di Santa Teresina e al Comitato di San Lussorio, del quale fa parte dal 1998.

Oltre alla musica e alla lettura, la sua passione più grande è la storia, in particolare quella di Tortolì, la sua cittadina. Il suo interesse per le vicissitudini tortoliese risale alla tenera età, quando ascoltava rapito il padre raccontare storie e aneddoti del paese e dei suoi abitanti. Da allora questa passione per la storia tortoliese non l’ha più abbandonato, anzi, è stata coltivata negli anni, anni durante i quali ha raccolto tantissima documentazione in merito: dalle semplici cartoline paesaggistiche risalenti al tardo ‘800 sino ai giorni nostri, dalle carte geografiche e nautiche, ai documenti preziosi di archivio che spaziano dalle lettere pastorali dei nostri Vescovi con sede a Tortolì, alle raccolte di Leggi dello Statuto Albertino, alle raccolte di documenti di vario titolo risalenti sino al 1660.

Ma la soddisfazione più grande di Giuseppe è quella legata alla sua raccolta dei libri storici sulla Sardegna: custodisce, infatti, circa un migliaio di volumi gelosamente.

Questo amore per il passato del suo paese lo ha portato a sentire l’esigenza di condividere anche con altri appassionati parte del materiale in suo possesso. Il mezzo più semplice ed immediato che ha pensato di utilizzare per farlo, è stato ovviamente Facebook. Nel 2009 ha fondato la pagina “I love Tortolì” e da qui è iniziata un’ avventura, fatta di immagini, eventi e notizie storiche.

Di recente il gruppo ha raggiunto i tremila iscritti e Giuseppe va fiero di questo traguardo perché le persone apprezzano il lavoro di divulgazione che svolge con passione e lo sprona a dare sempre di più. Nel futuro prossimo pensa alla fondazione di un’ associazione culturale, denominata proprio “I love Tortolì”, che porterà avanti il lavoro già svolto con il gruppo omonimo di Facebook e che coinvolgerà anche scuole, piazze e biblioteche.

Il sogno di Giuseppe? Aprire una Biblioteca pubblica ad Arbatax dedicata a queste tematiche, che faccia da volano per una piccola rivoluzione culturale del Borgo Marinaro. «Invito chiunque abbia del materiale inedito, come vecchie foto o documenti, di aiutarci in questo progetto – spiega Puncioni – Facciamo in modo che la storia che ci ha portato sino a qui, ci accompagni con passo sicuro nel futuro».

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Il Museo del Mattoncino Karalisbrick ha presentato una nuova opera di Maurizio Lampis, noto costruttore di mattoncini e presidente del museo. Lampis è famoso per aver creato due diorami iconici, la Fontana di Trevi di Roma e Piazza San Marco di Venezia, entrambi acclamati in tutto il mondo.

La nuova creazione di Lampis è la sua tredicesima opera sarda realizzata interamente con i mattoncini Lego: il Faro Mangiabarche, situato su uno scoglio omonimo a breve distanza dalla costa di Tonnara. Il faro si trova nella zona nord-ovest di Sant’Antioco, nel Comune di Calasetta.

Lampis descrive il faro come “un re solitario che si erge tra le onde del mare sardo, affascinante ma particolarmente duro nei mesi invernali.” Ha creato due versioni differenti del faro: una versione commissionata da un privato, che ha richiesto la sua versione in Lego, coi suoi colori originali risalenti alla costruzione nel 1935, e una versione più dettagliata con il mare e la sua temibile scogliera, composta da circa 1500 mattoncini e ora esposta al museo del mattoncino Karalisbrick in Viale Trento 5 a Cagliari.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Qualunque sardo che, figlio dell’Isola e delle sue credenze, se ne senta legato a doppio filo, non può non conoscere la parte oscura della Sardegna, quella dove alcune antiche leggende vengono tramandate a calori ‘e fogu e a bassa voce ancor oggi. Il culto dei defunti, le leggende intorno alla morte, il maniacale senso di perdita e di lutto che viene coltivato e innaffiato come un orto caro: tutto questo scorre nelle vene dei suoi abitanti.

Fanno parte di questa versione buia – ma assai affascinante – dell’Isola anche gli antichi canti funebri, i celebri attiti dei quali si occupavano perlopiù le attitadoras – préfiche.

Erano canti strazianti che esorcizzavano il dolore, che lo calmavano, che lo facevano uscire fuori, libero.

Ma ora – ahimè – questa pratica sta, mano a mano, scomparendo nei paesi della Sardegna, ed ecco perché il seuese Luigi Murgia, ormai quasi alla fine del suo percorso al corso di laurea di Etnomusicologia del Conservatorio di Cagliari, da sempre affascinato da ogni sfumatura cupa della Sardegna e dalle sue storie, ha deciso per la sua tesi di cercare di raccogliere gli attiti della Barbagia di Seulo.

«Mia nonna “cantava a morto”» racconta «e il fatto che quest’antica quanto affascinante pratica stia scomparendo ha fatto sì che mi imponessi una sorta di recupero della memoria.»

Ma c’era, perlomeno all’inizio, in questo suo lavoro di ricerca, anche una certa titubanza, legata al carattere intimo di questi canti: «Mi sembrava quasi di violare un’intimità austera, visto che i canti sono improvvisati, spontanei, dettati dal dolore, con un fine effimero che dovrebbe esistere giusto il momento in cui viene espresso per poi scivolare via con le lacrime. Purtroppo o per fortuna, chi fa ricerca e vuole tenere memoria, ha questo cruccio.»

Poche – racconta Murgia – anche le signore che continuano a tenere viva questa pratica a Seui: del resto, senza maestre che la insegnino ad altre donne, purtroppo, la sua sarà una sorte segnata. Di certo, quando gli attiti venivano fatti in maniera regolare in ogni veglia funebre, anni e anni or sono, non c’erano certo registratori o smartphone a cristallizzare il momento, imprimendolo su nastro: nonostante ciò, il materiale che Murgia è riuscito a trovare è abbondante.

«La memoria fantastica di queste donne ha conservato centinaia di frammenti di canti, a volte anche canti interi.»

Come se, sentiti anche una sola volta, non fosse un problema immagazzinarli, tanta era l’enfasi con cui erano prodotti.

«Trovare le persone giuste è stato un problema,» racconta lo studioso «anche perché si parla di persone molto anziane. Alcune poi non ne vogliono parlare, quasi come fosse una cosa da nascondere. Del resto, era un modo per esternare, esorcizzandolo, il dolore. Un qualcosa di intimo, di segreto.»

E per quanto riguarda la differenza tra paesi?, viene da chiedere.

«Be’, nella Barbagia di Seulo sono molto simili, cambia solo leggermente la musicalità. In altre parti della Sardegna, invece, sono molto differenti: altri toni, altri intercalari.»

Pochi sanno che la Chiesa li vietò, per un certo periodo.

«Quando si trattava per esempio di omicidi, durante la veglia si incitava alla vendetta, facendo anche nomi, seppur velati» spiega Murgia, che si porta fin da bambino il fascino per le antiche storie sarde, quelle che odorano di magia, di legame nebuloso tra morte e vita e di superstizioni. «Prima i racconti degli anziani erano interessanti sempre, li portavi con te anche una volta cresciuto.»

E forse è proprio così che l’amore per questa terra magica, dai paesaggi paradisiaci e incontaminati e dalle leggende atre come una notte senza luna, ci rende così speciali: figli di un luogo che ci tiene nel suo ventre con questo dualismo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Mahmood, il cantante sardo-egiziano, farà un lieto ritorno all’Eurovision Song Contest come ospite sul palco della Liverpool Arena durante la serata finale, grazie all’invito della BBC.

Questo è il primo invito per un cantante italiano per esibirsi all’Eurovision in una edizione organizzata fuori dall’Italia. Il contest si terrà in Inghilterra e andrà in onda a partire dal 9 maggio 2023, con la conduzion di Gabriele Corsi e Mara Maionchi.

Oltre a Mahmood, sul palco ci sarà anche Marco Mengoni in rappresentanza dell’Italia. Mahmood si è detto molto felice di tornare all’Eurovision, ringraziando gli organizzatori per l’invito e definendo il palco come “prestigioso” e “unico al mondo”.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Alla finale nazionale della XII edizione dei Campionati di Italiano del 20 aprile, anche Alessia Dedola del liceo Galilei di Macomer.

La studentessa bolotanese, che frequenta la 2F Corso Scienze Umane, rappresenterà la Sardegna nella categoria Junior.

Per arrivare a questo traguardo, la liceale ha superato una prima fase, quella di Istituto, e una seconda fase regionale.

Anche l’anno scorso aveva ottenuto dei risultati molto buoni.

«Mi sto preparando con cura, studiando su vari volumi in modo da essere pronta a tutte le tipologie di testo» dichiara la 16enne. «Soddisfazione grande» aggiunge, concludendo «soprattutto perché hanno partecipato ragazzi e ragazze fra i più bravi dell’Isola, dai migliori licei.»

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Il Comune di Arzachena, in collaborazione con il Magmma Museum di Villacidro e il museo Ca’ La Ghironda di Zola Predosa – Città Metropolitana di Bologna, ospita la mostra “Piacere, non sono io! – Quattro capolavori in cerca di identità”, una manifestazione culturale di altissima levatura che porta grandi maestri della storia dell’arte al Museo civico Michele Ruzittu. Una selezione di 4 dipinti di Renè Magritte, Giorgio De Chirico, Mario Sironi e Gino Severini sarà presentata al vernissage in programma venerdì 21 aprile, alle 11:00. Il progetto è promosso dalla delegata alla Cultura, Valentina Geromino.

“L’identità umana, la consapevolezza di sé e la percezione del proprio Io sono i temi al centro di
questa iniziativa culturale che abbiamo il privilegio di ospitare ad Arzachena. La mostra, inedita, vede
come protagonisti quattro grandi esponenti della storia dell’arte come Magritte, De Chirico, Sironi e
Severini – afferma Valentina Geromino, delegata alla Cultura -. Tra i quattro capolavori esposti quello
di Magritte emerge per importanza in quanto opera del maestro belga con un valore stimato mai
arrivata in Sardegna. Grazie ad eventi di tale portata, il Comune punta ad ampliare e qualificare
sempre più l’offerta artistico-culturale del territorio e del Museo Civico Michele Ruzittu, con lo scopo
sia di promuovere la destinazione, sia di arricchire di esperienze e nuove occasioni di riflessione la
comunità, facendo crescere le giovani generazioni in un ambiente florido e intellettualmente
stimolante”.

Magritte

“Il titolo è nato dopo aver individuato i quattro capolavori tra le decine dalla collezione del Museo Cà
la Ghironda – dichiara Walter Marchionni, direttore artistico della mostra -. La scelta per il tema
rappresentato e trattato accomuna Magritte, De Chirico, Sironi e Severini nel loro percorso. L’illusione,
la fragilità della sfera umana, il suo apparire diversamente in varie circostanze, sono stati gli spunti
che abbiamo voluto innescare negli artisti contemporanei che completano la mostra, pensando che,
proprio l’artista in quanto tale, incarni pienamente questo aspetto dell’esistenza umana”.

“Piacere, non sono io!” coinvolge anche 10 artisti contemporanei: Salvatore Alessi, Francesco,
Altomare, Tonino Mattu, Juan Eugenio Ochoa, Nara Tomassini, Laura Muolo, Francesco Zefferino,
Sinisha Kashawelski, Marco Corridoni e Marco Mattei che, con straordinaria capacità stilistica ed
interpretativa, regaleranno al pubblico un insieme di sensazioni e richiami frutto di singolari percorsi
e contaminazioni tra i diversi linguaggi dell’arte.

La mostra è visitabile fino al 23 luglio 2023 nei consueti orari di apertura del museo, dal martedì alla
domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Nell’ambito del progetto, inoltre, un momento particolare sarà dedicato alle scuole con l’iniziativa
“Giovedì dell’arte”. Lo stesso Marchionni, accanto allo staff della società municipalizzata Ge.se.co.,
ogni giovedì farà da guida agli studenti delle scuole primarie di secondo grado e secondarie che
vorranno prenotare ai numeri 0789840106 – 0789840107, o scrivendo un’email a
museo@gesecoarzachena.it

Tariffe ingresso
Museo civico Michele Ruzittu
-Biglietto intero € 4,00;
-Biglietto ridotto per i residenti nel Comune di Arzachena € 2,00;
-Biglietto ridotto per le comitive di studenti di scuole pubbliche e private non residenti nel Comune di
Arzachena € 1,00 a studente;
-Ingresso gratuito per le comitive di studenti di scuole pubbliche e private residenti nel Comune di Arzachena;
-Ulteriori agevolazioni per comitive e ulteriori tariffe speciali sono disponibili sul sito
www.comunearzachena.it.

L’articolo Magritte, Severini, Sironi e De Chirico: in Sardegna quattro grandi maestri della storia dell’arte proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

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