Domani nel mercato di Campagna Amica di Cagliari, in piazza dei Centomila, parte la spesa sospesa per l’Ucraina da inviare ai civili del martoriato paese dove iniziano a scarseggiare le scorte alimentari o da donare alle migliaia di profughi che stanno arrivando anche in Sardegna.

Iniziativa promossa su tutti i mercati di Campagna Amica italiani che vede la collaborazione nel sud Sardegna della Caritas Diocesana e dell’associazione Oci, Organizzazione cittadini immigrati.

La Spesa sospesa contadina ricalca il modello dell’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo. In questo caso si tratta di frutta, verdura, formaggi, salumi e ogni tipo di genere alimentare made in Sardinia, di altissima qualità e a km zero. Con il supporto dei giovani e delle donne della Coldiretti, in tutti i mercati contadini sono stati allestiti dei corner dedicati dove fare le proprie offerte, anche in collaborazione con parrocchie, Comuni e associazioni.

Domani mattina alle 9.30, sarà presentata l’iniziativa a Cagliari, nel mercato di Campagna Amica in piazza dei Centomila, dove sarà presente insieme al presidente e direttore provinciali di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Saba, il direttore nazionale di Fondazione Campagna Amica Carmelo Troccoli, la Caritas Diocesana di Cagliari guidata da don Marco Lai e una delegazione di Ucraini dell’Associazione Oci.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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È bastato una registrazione vocale su una famosa applicazione informatica di messaggistica istantanea centralizzata, per mandare nel panico i cittadini di Tortolì. Con un vero e proprio “assalto” ai supermarket.

Nel messaggio – diventato virale – si fa riferimento ad un possibile sciopero degli autotrasportatori in Sardegna che da lunedì prossimo si protrarrebbe per le prossime due settimane, con il risultato di non riuscire a trovare più cibo sugli scaffali dei market e supermarket.

Infatti l’autore del messaggio invita le persone a fare scorta di cibo e di acqua. Al momento non è arrivata nessuna notizia di questa possibile paralisi dei trasporti merci nell’Isola, dunque la veridicità della fonte è tutta da verificare.

Il messaggio comunque ha fatto breccia tra la popolazione, e a Tortolì si potevano notare file infinite di auto oltre che nei supermercati anche nelle pompe di benzina.

Ancora risultano notevoli file di auto in varie zone della città ogliastrine.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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L’ultimo murale realizzato da Michela Casula a Perdasdefogu raffigura Ida Naldini, la prima ostetrica arrivata a Foghesu nel 1939.

 

La storia di questa incredibile donna è stata raccontata dal giornalista Giacomo Mameli nel libro “Hotel Nord America”.

 

La trama del romanzo di Mameli:

 

«1939: il giorno dopo il diploma, 22 giovanissime ostetriche dell’Università di Bologna vengono inviate in Sardegna. Li, come in diverse regioni dell’Italia continentale, la mortalità infantile è alta, e di parto muoiono anche molte mamme. Del gruppo di ostetriche fa parte Ida Naldini, ragazza tosco-campana che si ritrova su un traghetto per l’isola sconosciuta senza nemmeno poter avvisare i familiari.

 

La prima tappa sarda è Nuoro dove il Prefetto le fa alloggiare nell’Hotel Nord America: ma è un postribolo mascherato da locanda e la notte si tiene l’assedio dei focosi giovinotti locali che hanno scambiato le maestras de partu per un contingente di prostitute. Da Nuoro, Ida viene spedita a Foghesu (alias Perdasdefogu), sotto il Gennargentu. Qui sarà presto mamma anche lei, sposa di Orazio, in una comunità poverissima dove il regime fascista manda al confino donne dissidenti e zingare.

 

A Foghesu l’ostetrica diventa Signorida, dai paesi vicini la cercano medici che poco sanno di nascite, è coinvolta in una comunità povera sì, ma ricca di umanità, e lei si trova bene, si fa raggiungere dalla mamma sartina e dal padre ferroviere, avversario del giovane Mussolini nelle zuffe fra bande dell’Appennino tosco-emiliano. Signorida diventa una donna-coraggio, guada a cavallo torrenti in piena, deve curare puerpere ma anche banditi. Col dopoguerra Foghesu comincia a cambiar volto, ragazzi e ragazze possono studiare.

 

Ida è ormai una di loro, parla in sardo, è testimone e protagonista della ricostruzione post bellica, poi di vicende da Guerra Fredda, con Foghesu diventata sede di poligono militare, da dove l’Europa tenta l’avventura spaziale. Col tempo, microstorie di villaggio si intrecciano con gli antifascisti esuli in Francia, i massacri nelle guerre coloniali in Africa, e caprai analfabeti dialogano con fisici europei che studiano le stelle e giornalisti reduci dalla guerra in Vietnam. Ida tornerà anche ai luoghi dell’Hotel Nord America, rincontrandosi con le antiche colleghe bolognesi rimaste come lei in Sardegna, da allevadora navigata che ha messo al mondo 1.846 bambini».

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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Durante un forte temporale, nel cuore della notte del 3 giugno 1893 a Seui nella località “Perdas Arbas”, una banda di trenta banditi attaccò un capannone ligneo.

Armati e mascherati irruppero nel riparo degli impresari Marcello e Martino Berattino, impegnati con la loro ditta Berattino-Calapaj nella costruzione di un tratto della linea ferroviaria Mandas-Arbatax. L’obiettivo erano i denari delle paghe dei lavoratori, che in quei giorni sarebbero state distribuite.

Le cronache dell’epoca riportarono la descrizione della grassazione, non mancando di criticare l’imprudenza dei due impresari – padre e figlio – di avere l’abitudine di distribuire i salari nel capannone e non in paese. Verso le nove di sera iniziano a susseguirsi i colpi di fucile dei banditi, e poco dopo uno di questi entrò dentro il baraccone. 

Martino Berattino, figlio di Marcello, fronteggiò il malintenzionato ma non riuscì a colpirlo con il proprio fucile. 

In suo aiuto accorse il giovane della vicina baracca di generi alimentari di Remo Bertelli, ma i due furono sopraffatti dal grande numero degli avventori. Il garzone fu immobilizzato e picchiato e l’impresario scaraventato nel dirupo nei pressi della vicina ferrovia.

Il giovane Berattino ripresosi dalla caduta, celato dalla notte e dalla boscaglia, iniziò a dirigersi verso il paese – distante diversi chilometri – per chiedere a aiuto.  Nel frattempo i lavoratori allertati dagli spari tentarono di aiutare gli impresari, ma furono costretti a desistere dai fucili spianati dei ladri, appostati all’imbocco della galleria.

Gli altri componenti all’interno del capannone consumarono la rapina, mentre la serva dei Berattino era costretta a guidarli e fare luce nella ricerca del denaro. Il bottino totale fu di settemila lire, oltre alla devastazione degli oggetti e degli arredi che fece pensare alla presenza, all’interno della banda, di qualche ex lavoratore licenziato.

Stessa sorte toccò alla vicina baracca di generi alimentari Bertelli, con i due lavoratori e il titolare malmenati. Il signor Bertelli “avvinghiato” ad una damigiana che nascondeva il suo denaro, fu non solo derubato di duecento lire, ma picchiato e spaventato a morte.

Infatti fu minacciato dai banditi di avere una falange amputata, se non avesse consegnato il proprio anello che portava al dito. Per sua fortuna il basso valore dell’oggetto non portò alla menomazione.

Il vecchio Marcello Berattino asserragliato in un angolo del casolare con il suo fucile Remington a dodici colpi, pronto a vendere cara la pelle, non fu percosso e la scampò illeso. Quando arrivarono i carabinieri e i barracelli dal paese, i banditi si erano già dileguati tra i sentieri in mezzo alle montagne, senza lasciare tracce. Cancellate dall’incessante pioggia di quella notte.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Novità nelle indagini sul brutale omicidio di Tonino Porcu, avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 febbraio scorsi.

Infatti si sarebbe giunti a una svolta con l’arresto dei presunti assassini del 78enne, allevatore in pensione, pestato e ucciso durante una rapina nella sua casa a Ghilarza finita nel sangue.

A finire in manette i fratelli Rubens e Bryan Carta, rispettivamente di 31 e 27 anni, con l’accusa di omicidio volontario. – come riporta ANSA -.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Il villaggio nuragico di Ruinas è situato a quota 1.197 s.l.m. nel massiccio del Gennargentu nell’attuale territorio comunale di  Arzana. Risulta essere uno dei più alti della Sardegna. Fu individuato da Orazio Ferreli nel 1950, per la tesi di laurea in archeologia.

Il villaggio Ruinas si sviluppa intorno al maestoso nuraghe omonimo, che domina le oltre duecento capanne a pianta circolare, di cui attualmente sono rimaste le basi in pietra.

Questo antico insediamento umano antichissimo si dice fosse abitato fino al Medioevo,la tradizione orale racconta sia stato abbandonato a causa di una drammatica pestilenza intorno al 1300 che aveva decimato la popolazione.

I sopravvissuti furono accolti ad Arzana e si stabilirono nella parte estrema della periferia dell’abitato nella parte alta di “Preda ‘e Maore”. Il Comune di Arzana così ereditò le terre di Ruinas.

Visti i resti dell’antico villaggio nuragico, doveva essere un grosso centro provvisto di fontane e pozzi, dove ancora oggi l’acqua sgorga in vari punti dal terreno.

La tradizione descrive gli abitanti dalla carnagione molto chiara, con gli occhi azzurri e i capelli biondi o rossicci, dal carattere fiero e ribelle.

Molti dei sopravvissuti in seguito, da Arzana si spostarono in alcuni paesi confinanti, continuando a praticare soprattutto la pastorizia, la principale attività produttiva dell’antica Ruinas.

Alcuni cognomi sardi vengono fatti risalire all’antico villaggio nuragico del Gennargentu.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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“Solidarietà e sostegno nei confronti di chi fugge dalla guerra. La Sardegna è pronta a fare la propria parte in questa emergenza. L’auspicio è che si possa presto stabilire la pace, ma nel frattempo la nostra mano è tesa verso chi ha bisogno”.

Lo dichiara il Presidente della Regione, Christian Solinas, in vista dell’arrivo nell’Isola del primo nucleo di profughi ucraini, 85 in tutto, tra cui anche minori, in partenza da Livorno per Olbia, via mare, e attesi domani a Cagliari a fine mattinata.

I dettagli operativi sono stati al centro del vertice che si è tenuto questo pomeriggio in videoconferenza e a cui hanno preso parte la vicepresidente della Giunta, Alessandra Zedda e gli assessori della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, e della Sanità, Mario Nieddu, quest’ultimi in collegamento dalla sala operativa della Protezione Civile regionale. Al tavolo, a cui hanno preso parte, tra gli altri, i vertici delle prefetture e delle procure dell’Isola, presenti anche i rappresentanti del mondo del volontariato e l’Anci: “Questa è un’emergenza che deve trovare il più ampio coinvolgimento possibile sul territorio, con la partecipazione di tutti gli attori in campo. La protezione civile regionale è pienamente operativa e darà il proprio contributo con il massimo impegno”, dichiara.l’assessore Lampis.

Analoga la posizione dell’assessore Nieddu che sottolinea: “Il nostro sistema sanitario è pronto a offrire assistenza ai rifugiati in arrivo. Le persone in partenza sono state sottoposte al test antigenico, al loro arrivo ci assicureremo dello stato di salute di ciascuno e qualora fosse necessario forniremo cure specifiche a chi dovesse averne bisogno. Inoltre abbiamo già dato indicazione alle aziende sanitarie di organizzarsi per la vaccinazione anti Covid per tutti i soggetti eleggibili”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Sa omu ‘e Orgia ( La casa di Orgia) era un tempio a megaron, sul tipo dei templi greci, che si trovava presso Esterzili.

Ora di quel tempio non esistono che le fondazioni e il nome di Orgia ( o Giorgia), è riferito probabilmente a una sacerdotessa che lo custodiva.

Secondo la leggenda, Orgia era una strega ( per altri una fata) che aveva la sua dimora nel tempio.

Un giorno gli abitanti non la vollero più e la cacciarono dalle loro terre. Orgia se ne andò, ma prima di allontanarsi volle vendicarsi lasciando in quel posto due orci: uno pieno di api e l’altro di musca macedda.

Quando gli abitanti, dopo la sua partenza, andarono nel tempio e videro i due orci ben sigillati, perfettamente uguali tra loro, non osarono aprirli. Avrebbero voluto prendere le api per ricavarne del buon miele, ma il timore di aprire l’orcio che conteneva la musca macedda li frenò sempre, perchè se avessero sbagliato, avrebbero distrutto se stessi e il mondo intero.

Per questo motivo i due orci stanno ancora là, nascosti sotto la terra, nessuno sa più dove, e non furono mai aperti per timore del micidiale insetto.

Questa fu la vendetta di Orgia.

 

Leggenda tratta da “Leggende e racconti popolari della Sardegna” di Dolores Turchi, Newton Compton Editori. 

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Pensa e ripensa ai suoi cari, lontani chilometri e in mezzo alla tempesta di fuoco. Le lacrime agli occhi arrivano senza che quasi se ne accorga. Poi, però, pensa a chi, in terra sarda, le ha dato affetto e solidarietà. E allora il sorriso prova a fare capolino sul suo bel viso.

Elena ha 35 anni ed è una delle tante donne ucraine nel Cagliaritano che vive con angoscia e terrore questi giorni di guerra nell’est Europa. I genitori infatti, così come tutti i suoi familiari, si trovano a Sumy, sua città natale a pochi chilometri da Kharkiv, proprio nella parte del Paese confinante con la Russia.

Elena è arrivata in Sardegna giovanissima da quello che, come lei ricorda dai tempi della scuola, è un territorio storicamente russofono. Ora a Quartu vive la sua quotidianità di infermiera e mamma di famiglia. Ma in questi giorni è enorme la paura per i suoi cari, che vivono proprio nella zona sotto stretto fuoco nemico.

“Mia madre, 66 anni, lavora in un ospedale della città e mio padre, 70 anni e malato, è costretto alla dialisi. Lì la situazione è tragica, le persone sono nascoste sotto terra per sfuggire alle bombe e fuori la temperatura è molto rigida, visto che è pure nevicato”.

A Sumy estrema difficoltà di reperire rifornimenti alimentari e medicinali, è praticamente impossibile avvicinarsi a quei territori. “Ho pensato di mandare qualcosa, ma nessuno in questo momento riuscirebbe a entrare”. Elena pensa anche a suo fratello, rimasto lì insieme a tutta la sua famiglia. “Lui ha moglie e figlia. Assiste i miei genitori e mi informa. È ottimista e dice che ce la faremo, ma io ho paura”.

Tantissima preoccupazione, sì, ma anche la consapevolezza di quanto sia bello toccare con mano la solidarietà dei sardi, per lei e tutto il suo popolo. “Qui molti ci sono stati vicini. Siete un popolo bellissimo”.

L’articolo I suoi cari nell’inferno ucraino, grande paura per Elena e tanto affetto dal popolo sardo: “Qui moltissima solidarietà” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Dopo dieci giorni di guerra, la Russia ha annunciato una tregua di 5 ore, stamattina, per permettere l’evacuazione dei civili da Mariupol e Volnovakha, due località sotto assedio e bombardamenti.

L’iniziativa però non è mai partita a causa di varie violazioni della tregua da parte delle forze russe, che continuano a bombardare la città e i dintorni, sul percorso previsto per il corridoio umanitario.

Domani dovrebbero svolgersi altri colloqui tra le delegazioni ucraine e russe, mentre lunedì si riunirà il consiglio di Sicurezza dell’Onu.

In questa giornata si rilevano, inoltre, due fatti importanti. Il primo ha visto la Russia sequestrare un ospedale psichiatrico ucraino. Il secondo riguarda invece il premier israeliano Naftali Bennett, che è volato a Mosca per incontrare Putin. Nei giorni scorsi Bennett aveva parlato anche con il presidente ucraino Zelensky.

 

L’articolo Ucraina, cosa è successo oggi: fallita la tregua temporanea, Israele fa da mediatore proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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