Cartoline dal passato.

Questa foto, datata 1917, era appartenuta alla collezione di Francesco Melis, venuto a mancare negli anni scorsi, ed era poi passata poi all’archivio di Gianfranco Loi che ce ne ha fatto dono e che ringraziamo.

Presenti, tra le altre persone, Paola Cuboni, Paola Melis, Giuseppina Piroddi, Luigi Melis.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Vasto incendio in fase generalizzata dei capannoni nella zona industriale di Macchiareddu.

Dalle 17:30 circa, le squadre dei Vigili del Fuoco del Comando di Cagliari, che interessa due compartimenti del deposito dell’azienda, che fornisce servizi di distribuzione e logistica.

Le squadre stanno operando per contenere e spegnere l’incendio. Attualmente sono impegnate sei squadre, con autopompa serbatoio, autobotti e carro aria, automezzo dedicato al ricambio degli autorespiratori – ricaricati di aria nell’apposito laboratorio della sede centrale di viale Guglielmo Marconi- .

Partecipano all’attività operativa anche due squadre del distaccamento aereoportuale di Cagliari Elmas con una kilolitrica e un automezzo antincendio aeroportuale.

Al momento nessuna persona risulta coinvolta. Sul posto anche il Funzionario tecnico di servizio e il Comandante. Presenti anche i Carabinieri del Comando Stazione di Macchiareddu e di Iglesias.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Nello giornata odierna, abbiamo ammirato uno scorcio di Porto Frailis.

Nonostante il cielo plumbeo che si specchia sul mare placido, la spiaggia ogliastrino conserva il suo fascino intatto.

Ecco le immagini del video girato nella località di Arbatax.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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L’Ogliastra si conferma terra di longevità.

Oggi il paese di Perdasdefogu è in festa: tzia Maria Brundu ha spento centodue candeline.

Un tripudio di fiori e l’affetto della comunità foghesina, per l’ultracentenaria ogliastrina.

La nonnina, vedova dal 1978, ha lavorato duramente nella sua vita è ancora lucida e gode di buona salute.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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La storia di Francesco Serra noto “Chicheddu” di Talana è una storia molto dolorosa.

Aveva appena quattro anni quando scomparve dalle campagne del paese il 30 marzo del 1928. Questa vicenda anche se sono passati oltre novant’anni è ancora capace di mettere i brividi, e nessuno avrebbe potuto immaginare quello che realmente fosse successo se non quando “Chicheddu” fece rientro nella sua terra natia, quarant’anni dopo.

Il bimbo di Maria Agostina e Anania, fu rapito quel giorno di primavera per poi passare in mano a dei cammellieri del Nord Africa che infine lo vendette a una tribù di beduini nomadi.

Questi praticavano l’allevamento e vivevano nell’oasi di Cufra nel deserto della Libia, dove il piccolo Annuf – il nome scelto dai suoi nuovi genitori per il bimbo ogliastrino – affrontò un’infanzia dura e di stenti. Una sorte diversa dagli altri due figli della coppia, che “Chicheddu” non ricordando il suo passato, pensava fossero suoi fratelli.

Ma un giorno, il ragazzo conobbe la verità dalla nonna beduina, l’unica persona che gli aveva dimostrato affetto in quel luogo, in punto di morte. Con le ultime forze e un filo di voce, l’anziana Fatma gli rivelò che non era figlio di Alì e Uarda, ma era stato rapito in Italia e poi venduto. Gli restituì una medaglietta che “Chicheddu” portava al collo quando giunse in Africa, nella quale c’era inciso un nome, Giuseppe Di Bello, e gli consigliò fi fuggire.

Il ragazzo, a quelle parole, si diresse nel deserto dove unendosi a un gruppo di carovanieri arrivò in Egitto. Qui incontrò un plotone di soldati inglesi diretti a Tripoli, a cui raccontò la sua storia, che lo presero con loro, ma la malasorte era ancora in agguatto.

Infatti dopo oltre un migliaio di chilometri, arrivati a Misurata i militari britannici mentre allestivano l’accampamento saltarono in aria. Infatti il terreno scelto era un campo minato, ma il destino volle che “Chicheddu” e un soldato inglese si salvarono.

L’ogliastrino giunto a Tripoli, dopo varie peripezie, riuscì a imbarcarsi per l’Italia su una nave mercantile – da clandestino – grazie all’aiuto di un commerciante lombardo.

Approdato in Sicilia, qui gli vennero prese le impronte e scattate le foto segnaletiche, ma non fu trovato niente di utile per risalire alla sua identità. Intanto Annuf, fu ribattezzato Giuseppe Di Bello e in terra sicula fu da subito accolto con tanto affetto e il vescovo di Siracusa si impegnò a fargli avere un’identità fittizia.

Passarono gli anni ma in “Chicheddu” cresceva la volontà di conoscere quali fossero le sue origini, nonostante nel frattempo si fosse sposato con Anna Barbagallo, una giovane siciliana che sposò nel 1962.

L’uomo così si rivolse al periodico Famiglia Cristiana, e dalle pagine della rivista lanciò un appello per scoprire la sua vera identità. Il tentativo non andò a buon fine, ma Giuseppe – come si chiamava all’epoca – non cedette e contattò la testata giornalistica Stop.

Una copia del giornale, sulla quale era presente una fotografia dell’uomo, arrivò fino a Talana e venne letta dai fratelli Serra che  riconobbero il familiare per un particolare anatomico.

Michele Serra, più anziano del fratello scomparso, nel 1966 si recò a Siracusa per un incontro. A questo ne seguì un secondo a Roma e il 25 settembre del 1967, a quasi 40 anni dopo il rapimento.

In seguito per “Chicheddu”, a quasi 40 anni dopo il rapimento, ci fu il tanto atteso ricongiungimento con la famiglia nel paese ogliastrino. Il bimbo scomparso diventato uomo, fu accolto da tutto il paese e immediatamente gli ritornarono alla mente dei dettagli del piccolo borgo che nessuno poteva sapere se non era nato nel luogo e vissuto negli anni venti.

Infatti ricordava dei dettagli, che ristrutturazioni successive, avevano reso mancanti nella fontana “Sa Carrera”. Inoltre anche quando menzionò l’usanza di appendere le carcasse degli animali macellati al grande leccio del paese, allora nessuno ebbe più dubbi che si trattasse del bimbo scomparso nel lontano 1928.

Purtroppo, “Chicheddu” al suo ritorno non ritrovò l’abbraccio tanto sperato del padre e della madre, il primo morto da tempo e la seconda appena pochi anni prima. Questa però non si rassegnò mai al fatto che fosse morto e sentiva nel profondo del suo cuore che fosse in vita, tanto da farsi promettere dai propri figli in punto di morte di non perdere mai la speranza di ritrovarlo.

Solo nel 1973, la Corte d’appello di Cagliari sancì in maniera definitiva l’identità dell’uomo.. Per arrivare a questo risultato la famiglia d’origine si batté con tenacia nelle aule di tribunali e “Chicheddu” si sottopose a tanti esami medici.

A tal proposito una perizia fu decisiva, quando ancora l’analisi del DNA non esisteva, una particolare patologia di cui soffriva tutta la famiglia Serra e lo stesso uomo dall’accento siciliano, sancì che si trattava veramente del bimbo scomparso.

Francesco Serra per una decina d’anni visse a Cagliari, ma venendo a mancare il lavoro, fece ritorno a Siracusa, dove è morto nel 2011. “Chicheddu” ha sempre mantenuto però un forte legame con i familiari rimasti a Talana e sentiva un forte attaccamento con la sua terra natia, la Sardegna.

L’Amministrazione comunale qualche hanno fa ha voluto ricordare la vicenda del proprio compaesano con varie iniziative, per non dimenticare e tramandare ai posteri questa incredibile storia di resilienza.

Non si è mai saputo chi sia stato a strappare alla propria terra il bimbo ogliastrino.

 

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Un delfino ha “preso la residenza” nella spiaggia del Poetto.

Da giorni si aggira nelle acque placide e calme della Prima fermata, interessate da decine di giorni consecutivi di bonaccia.

Il cetaceo gioca in acqua a poche decine di metri da riva e viene immortalato con grande maestria dal drone di Alessandro Guidi. I suoi video pubblicati su Instagram (account: @aleguidi3) fanno decisamente sognare.

L’articolo (VIDEO) Magica Sardegna. Delfino danza nell’acqua cristallina: i video di Ale Guidi sono mozzafiato proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Com’erano le feste in Sardegna nel 1955? Un raro e bellissimo documentario dell’Istituto Luce ce lo racconta.

Le immagini del regista Fiorenzo Serra e la voce narrante di Luca Pinna descrivono alcuni momenti di festa nei paesi del centro Sardegna.

Mamoiada, Sorgono, Lula, le cui celebrazioni vengono raccontate in questo video, si fermavano per festeggiare i propri Santi.

Gli abiti tradizionali indossati da donne e uomini, i tornei di murra, i banchetti, i balli e i voti religiosi: molte tradizioni non sono cambiate, per fortuna, ma in queste immagini si può assaporare un gusto decisamente più autentico.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

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Passeggiare  a “Gairo Vecchio”, il paese ogliastrino colpito dall’alluvione del 1951 e in seguito abbandonato, provoca un senso di tristezza e turbamento.

Mentre ci muoviamo in rispettoso silenzio tra le antiche mura di scisto e granito, percorrendo gli antichi selciati, sembra quasi di vivere un viaggio nel tempo e ritornare a quando il “cuore” del centro montano ogliastrino ha smesso di battere.

Con la mente, proviamo a immaginare quando le case e le strade erano piene di vita, impregnate dei rumori e del vociare quotidiano.

Ora la “Ghost Town” più famosa della Sardegna è avvolta dal silenzio e un’aura di mistero.

Ecco i video e le foto realizzati questa mattina.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

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Oggi festeggia il compleanno una carissima e bella signora: Sara Cara.

Nata a Bari Sardo in via Roma il 26 gennaio 1920 da Giuseppina Usai Serra e Raffaele Cara.

E’ un compleanno molto speciale: oggi Tzia Sara festeggia i suoi 102 anni a Nuoro, dove attualmente vive. Sara Cara è la sorella di Berto Cara, conosciuto poeta e scrittore bariese a cui è stata dedicata la biblioteca di Bari Sardo. Nella sua vita è stata un’eccellente insegnante elementare, sino a quando andò in pensione nel 1977.

Il marito Nino Moncelsi venne a mancare a soli 46 anni, nel 1968, lasciandola crescere da sola sette figli. Ha una sorella di nome Jole nata del 1923. Sia Sara che Jole, godono di buona salute e sono molto legate a Bari Sardo,
il loro paese natio e amano spesso ricordare tanti  episodi legati alla loro giovinezza.

Ringraziamo Gabriele Lai per la foto e per le informazioni. 

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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La ricetta: carciofi in verde, un piatto ideale come contorno, perfetto anche come secondo.

I carciofi sono ortaggi utili per il fegato, che aiutano ad eliminare le tossine e favoriscono la diuresi. Si possono cucinare in tanti modi, oggi li proponiamo in fricassea.

 

Ingredienti

6 carciofi

Olio extravergine d’oliva

Mezzo bicchiere di vino bianco

Prezzemolo tritato

Uno spicchio d’aglio

Limoni

Sale

 

Preparazione

Pulite i carciofi ed eliminate le foglie esterne più dure. Tagliate la parte con le punte e eliminate la barba interna. Tagliate i cuori a spicchi e dividete i gambi. Immergete il tutto in acqua con succo di limone. Fate rosolare in una padella lo spicchio d’aglio schiacciato. Aggiungete i carciofi scolati e fateli rosolare. Sfumate con il vino. Aggiungete il prezzemolo tritato, aggiustate di sale e aggiungete un po’ d’acqua. Cuocete a fuoco basso con il coperchio per circa 20 minuti, aggiungendo se necessario un po’ di acqua in cottura. Servite i carciofi caldi con una bottiglia di Monica.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

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